martedì 28 ottobre 2008

La shari'a in Somalia paese sempre più triste e buio

La shari'a è la legge di Dio. La legge del Dio dei musulmani, interpretata dai sommi conoscitori del corano e seguita come legge di stato in molti paesi di religione islamica.
La shari'a consente la pena di morte in quattro casi: omicidio ingiusto di un musulmano (ma non importa se a morire è un non musulmano), bestemmia contro Allah (da persone di qualunque fede), apostasia (in nome della quale in paesi come l'Iran, la Nigeria e l'Arabia Saudita vengono condannati a morte gli omosessuali) e infine adulterio (uccidendo per lapidazione la sola donna).
In nome di Allah è stata quindi uccisa Asha Ibrahim Dhuhulow una ragazza somala di 23 anni.
Io ho avuto la fortuna di vivere in Somalia per qualche mese quando ero piccolo, in due occasioni nel 1984 e nel 1986. La Somalia in quell'epoca non era propriamente un paese democratico, in quanto il presidente Siad Barre era stostanzialmente un dittatore, se non sulla carta almeno di fatto.
Sono passati molti anni da allora. Oggi al potere ci sono le coorti islamiche. Della Somalia di allora non resta più nulla.
Ricordo il mercato con le donne dalle vesti sgargianti sempre sorridenti. Oggi in quel mercato le donne vanno per lo più vestite di nero, con il velo a coprire la testa e spesso anche il viso, lasciando scoperti gli occhi che non hanno più la vivacità di un tempo.
Ricordo l'attesa in strada per prendere il pulmino che ci avrebbe portato in centro. Ora per strada passano camionette piene di uomini armati il cui compito è far rispettare la Shari'a.
Ricordo i muri bianchi delle recinzioni delle case con i cocci di vetro in alto per non far entrare i ladri. Ora sono tutti bucherellati dai colpi di fucile.
Ricordo il cinema all'aperto dove trasmettevano i film provenienti dall'India pieni di musiche e danze. Oggi i cinema sono chiusi insieme ai posti dove danzare e divertirsi. Il divertimento infatti è considerato blasfemo dalle leggi più bieche dell'islam.
Così in pochi anni la Somalia è diventata un paese triste e buio.
Qui, oggi, diventa facile uccidere una donna lanciandole dei sassi dopo averla interrata fino al collo dentro una buca perchè non possa scappare. Basta un processo sommario.
Così, se uno dei familiari si lancia per aiutare la donna dopo che viene legata e imbavagliata mentre strilla e urla la propria innocenza, gli integralisti si sentono in dovere di aprire il fuoco.
Così è morto anche un bambino che assisteva (perchè costretto) alla lapidazione di Asha.
Nella Somalia di adesso, un paese triste e buio, oggi è stato un giorno ancora più triste e buio.

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